I non-dati, le non-metriche
Quello che non contiamo
Quante volte abbiamo saltato alle conclusioni. Quanto spesso abbiamo pronunciato la frase “All right, here we go” - ok dai, andiamo - immaginando davvero di alzarci e passare all’azione. Qual è il vero prezzo dell’abbonamento in palestra in base alle ore che ci passi dentro. Per quanti giorni abbiamo ascoltato musica triste come le ballate di Elliot Smith.
Sono “le metriche che le nostre app salute sul telefono non tracciano e di cui siamo grati”.
Le hanno elencate Alex Connolly e Ginny Hogan per la rubrica umoristica Daily Shouts, pubblicata il 7 febbraio sul New Yorker, e ce ne sono molte altre, con i commenti, imperdibili:
Sono le non-metriche, i non dati che l’intelligenza artificiale delle app non è in grado di misurare.
Ci ho fatto caso riattivando un time tracker, un programma per tracciare come trascorro il tempo di lavoro per Dataninja: ho stabilito l’oggetto della mia misurazione (le ore passate al computer), indicato delle variabili da osservare (tempo dedicato alla produzione di contenuti, alla didattica, al servizio clienti…), aggiungendo la dimensione del progetto (la School, il Master…) e lo attivo con un’app da desktop. A fine mese riporto tutto su un foglio di calcolo.
Ma ci sono giornate in cui passo al computer 6-7 ore e quelle che rimangono sul tracker sono 3-4. Dimentico di attivarlo? Sì, succede, ma c’è dell’altro.
C’è un tempo che non è semplice incastrare in un’unica variabile, a cui assegnare una sola etichetta. Potrei scrivere “altro”, e sapere che lì c’è il tempo della creazione, della lettura, del cazzeggio. Ma in mezzo rispondo alle email. Ed è sempre lavoro?
Non lo so. Per esempio, come lo misuro il tempo che dedico agli interventi in podcast, dirette, eventi online?
Quanto è sostenibile dedicarci 1 giorno a settimana?

Prima di scrivere nero su bianco che si tratta di circa 5 ore, esclusa la preparazione sul tema, che più o meno spalmo su cose diverse, non mi ero resa conto che forse sarebbe meglio limitare questa disponibilità a 1 evento a settimana.
Nel tweet infatti non parlo del problema della gratuità, è abbastanza normale per chi fa il mio mestiere concedere interviste, presentare libri, intervenire in tavole rotonde, e non ricevere compenso: alcune situazioni non lo permettono assolutamente, e il ritorno di questo investimento c’è. Il libro si vende, i corsi pure.
Ma anche qui, è un kpi indiretto: come faccio a dire che è stato esattamente quell’evento a convincere xy persone a candidarsi al nostro Master una settimana dopo?
Le ore su cui passiamo i nostri progetti, sono davvero la metrica che ci serve?
Hours are never the differentiator — it’s never about working more hours than someone else. It’s about the decisions you make. How you spend your time, what you do and don’t do. Especially what you don’t do.
You’ll have more opportunities to waste time than use time. If you’re going to measure hours, the ones worth measuring are the ones you don’t waste, not the ones you spend.
Trad ita mia:
Le ore non sono mai l’elemento distintivo: non si tratta mai di lavorare più ore di qualcun altro. Sono le decisioni che prendi. Come trascorri il tuo tempo, cosa fai e cosa non fai. Specialmente cosa non fai.
Avrai molte più opportunità di sprecare tempo che di sfruttarlo. Se vuoi misurare le ore, quelle che vale la pena misurare sono quelle che non sprechi, non quelle che usi.
Jason Fried, The Outwork Myth
Il boxino di fatti miei (e due link)
Abbiamo fatto il primo tampone al ragazzino #2, che domani compie 8 mesi: negativooo!
Sto guardando Succession e me lo sogno di notte, per fortuna sono lenta perché quando finirò l’ultima stagione disponibile mi mancherà.
Un suggerimento di lettura: Ojalà, la newsletter di Alice Orrù, che si occupa di linguaggio inclusivo. Dovrebbe essere obbligatoria per tuttə ə manager, nel settore pubblico e nel privato.
Sto ultimando la newsletter in una mattinata di colloqui per il Master di Dataninja, in cui valutiamo le motivazioni delle persone candidate: non è un kpi, ma ascoltare dalla viva voce di chi ci sceglie i “perché” facciamo quello che facciamo è rigenerante. Sono contenta di avere uno spazio “colloqui” permanente che è un po’ customer care un po’ coccole, come direbbe Mafe De Baggis, per quando sembra che il tempo scorra uguale tutti i giorni davanti allo schermo.
Sono arrabbiata anche io:
Ti Spiego Il Dato (and beyond) Tour
Oggi mercoledì 16 febbraio alle ore 14:45 intervengo in una diretta con Adl Consulting per parlare di come leggere e capire i dati (in ambito lobby e advocacy).
Venerdì 18 alle ore 17 ho l’onore di presentare I dati che vorrei, una campagna dell’associazione onData per aprire i dati del PNRR e progettare una società più giusta, inclusiva, collaborativa.
Vuoi portarmi da qualche parte, anche online? Scrivi a info@donatacolumbro.it
Un workshop per creare il tuo primo dataset
Con Dataninja abbiamo organizzato un webinar gratuito per tutte le persone che finora hanno resistito alla nostra incredibile persuasione nemmeno occulta per imparare a strutturare le informazioni in formato tabellare. Sì, per imparare a usare Excel o Google Fogli.
Ci sono max 100 posti, è il 18 febbraio alle 12.
Ed eccomi alla fine!
Ci sentiamo mercoledì prossimo <3
Ciao Donata,
grazie per aver condiviso questi pensieri; l'opinione di Fried mi ha acceso una lampadina: "le ore che non sprechi". Da diversi mesi sto proprio cercando di ragionare sulle mie giornate in termini di tempo ben speso, in cui rientra anche il tempo della creatività, del cazzeggio divertente e del mangiare bene.
Per quanto riguarda gli eventi online, ho calcolato (non in termini di ore, ma di energie investite) che il mio massimo sono due eventi a settimana – soprattutto perché sono spesso eventi che iniziano dopo le 18, e sento di non avere più lo smalto per "fare gli straordinari". 😅
(Grazie mille per aver linkato Ojalá! 💚)