Quanto è importante contare le notizie?
Di esposizione mediatica e opinione pubblica
Nel giorno della festa della mamma, su Instagram, sotto un post in cui mi auguravo di ricevere in regalo una manifestazione di piazza per il congedo di paternità - organizzata da soli uomini - ho ricevuto un commento di una persona che diceva, in sintesi: “basta luoghi comuni, basta dire che agli uomini non interessa avere la paternità, perché ormai siamo in tanti a pensarla così”.
E dove siete? ho pensato subito dopo. Nella mia bolla ho individuato:
1 padre in part-time dopo aver preso 2 mesi di paternità
1 altro in remote working che guarda il figlio di mattina mentre la compagna fa le riunioni nell’altra stanza
1 altro padre che ha preso un’aspettativa di qualche mese per stare con la figlia mentre la compagna cercava un nuovo lavoro dopo il trasferimento all’estero.
Sono solo tre casi e se conto le ormai decine di persone che frequento con figli sotto i 4 anni, be’... Sono le eccezioni.
Mi sono anche chiesta: e se non ne parlassimo abbastanza? Se invece di sentirsi stelle rare questi padri potessero ritrovarsi in una narrazione che considera normale, nel 2022, il desiderio di un genitore del trascorrere tempo con i propri figli rinunciando anche a una parte dello stipendio? Forse potrebbero avere più coraggio nell’esporsi pubblicamente insieme alle femministe quando chiedono alla politica più asili nido, più welfare familiare, congedi, part-time.
Nello stesso giorno, Michela Murgia compilava una rassegna stampa impietosa sulla figura della madre rappresentata dai giornali, di cui questo è solo un minuscolo estratto:
I giornali rappresentano la realtà o la modellano? Entrambe le cose, credo.
Una notizia di un evento non è un evento
Quando Five Thirty Eight, il sito di informazioni fondato da Nate Silver, ha pubblicato un grafico sul fenomeno dei rapimenti in Nigeria ha ricevuto decine di critiche su Twitter: i lettori avevano capito meglio dei giornalisti come interpretare la fonte dati usata per costruire il grafico.
Quel numero che supera i 200 rapimenti al giorno non sono gli eventi, ma quante volte i media hanno citato un singolo episodio di rapimento. I dati infatti provengono dal Global Database of Events, Language and Tone (GDELT), un progetto di big data guidato dallo scienziato Kalev Leetaru, sostenuto economicamente da Google, che raccoglie notizie su eventi in tutto il mondo concentrandosi in particolar modo sulle guerre e le crisi sociali, con l’obiettivo di prevedere se manifestazioni e disordini di piazza possono rappresentare segnali di un probabile conflitto. È stato usato per esempio per realizzare l’Indice della pace globale (Gpi), come tentativo di classificare i paesi del mondo in base alla loro “pacificità”.
L’archivio disponibile parte dal 1 gennaio 1979 ed è aggiornato ogni 15 minuti. Ma è bene ricordare che non si tratta di un registro “degli eventi”, appunto, ma di quanto ne parlano i giornali.
Perché la nostra attenzione sul conflitto ucraino è più alta rispetto a quella di qualsiasi altra guerra nel mondo? Perché è più vicina geograficamente, certo. Ma anche perché la copertura mediatica non ha paragoni rispetto a quella di altri conflitti: è un paese più facilmente raggiungibile di Yemen, Sud Sudan o Myanmar, anche per i freelance, e a un mese dalla guerra erano più di tremila i giornalisti presenti sul campo, secondo Press Emblem Campaign.
Ma anche qui: sono i media a plasmare il nostro interesse o il contrario?
Senza copertura H24, come potrebbe venirmi in mente di cercare informazioni su una crisi di cui non conosco o percepisco la gravità?
Questi sono dati dell’UNHCR. Le maggiori crisi che hanno coinvolto lo spostamento di rifugiati nel 2021 non sono quelle hanno occupato le prime pagine dei giornali (a parte l’Afghanistan, prontamente dimenticato):
Come cittadinə dettiamo l’agenda, o la subiamo?
Discuss.
Il boxino di fatti miei
No palestra o corsa per tutta la settimana: trasferte mie, del coinquilino, gite del ragazzino… Ma portandoli avanti e indietro da scuola sono almeno 5k passi, aggiungi le corse con il monopattino al pomeriggio, il workout è fatto.
Ho festeggiato il compleanno con le amiche, una sera, in un locale: talmente normale da farci commuovere. È stato bellissimo. Se amate i cocktail ben fatti passate al Gatsby Cafè (piazza Vittorio Emanuele, Roma), vi consiglio un Nina. Fantastico.
Sto facendo il conto alla rovescia per venerdì sera, nel prossimo numero ci sarà una foto che spiega il perché.
Ti Spiego Il Dato Tour and beyond
II 18 maggio sono a Venezia (yei!) per l’ultimo appuntamento del ciclo “Dialoghi oltre il visibile. Il potere del dato”, organizzato dall’Università Iuav e in particolare il Dipartimento di Culture del Progetto. L’intervento si può seguire anche online.
Il 25 maggio presento il libro con le biblioteche torinesi insieme a Lorenzo Pregliasco (YouTrend) e Marianna Bruschi (La Stampa), tutte le informazioni qui.
Il 29 maggio sono ospite al festival di Internazionale Kids, credo davanti alla platea che mi farà più tremare le gambe nella storia dei miei talk (ma sto studiando!)
Il 7 giugno parlo al Festival del Fundraising con Gianluca Diegoli in una sessione a cui abbiamo dato un titolo bellissimo: Ragione e sentimento: usare i dati vuol dire sacrificare l'empatia? Se ci sei anche tu salutiamoci!
Invece, vuoi portarmi da qualche parte, anche online? Scrivi a info@donatacolumbro.it
Vuoi fare un workshop con me? Scrivimi, stesso indirizzo :)
A mercoledì prossimo!
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